Giacomo Cutrera

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l’ingegnere che risolve i problemi con la creatività

29 anni, ingegnere informatico, già vicepresidente di AID, Associazione italiana dislessia.

«A scuola faticavo tre volte più dei miei compagni ed ero molto più lento. Perché tutte le materie, anche la matematica, si basano sulla comprensione di testi scritti. E leggere, per me, è come scrivere con la mano destra per un mancino. Con la differenza che la didattica si adatta anche ai mancini, non è lo stesso per la dislessia purtroppo. Solo a 14 anni, con l’ingresso all’istituto tecnico, per me è arrivata la diagnosi. Capire quale era la mia difficoltà mi ha permesso di circoscrivere il problema alla sola lettura e cercare strategie per aggirare l’ostacolo. Questo ha fatto decollare finalmente la mia carriera scolastica. Tanto che dopo mi sono iscritto a ingegneria informatica: paradossalmente, più il livello di apprendimento diventava difficile più il fatto di essere dislessico mi favoriva. Mentre a scuola, infatti, si privilegia uno studio mnemonico e automatico all’università devi capire attraverso il ragionamento come arrivare a una soluzione, la velocità e gli automatismi non contano. E per me, che per dire quanto fa 7×8 devo immaginarmi ogni volta 7 cassette con 8 mele, questo sistema di studio è più facile, più naturale. Ora, da ingegnere, mi rendo conto di quanto sia apprezzato per esempio il mio pensiero laterale, la capacità cioè di risolvere i problemi trovando soluzioni diverse e creative. Dote innata nei dislessici.

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